Seminario sulle Problematiche di allevamento negli uccelli di affezione.(III parte) continua

MALATTIE TRASMESSE DA PROTOZOI DI PIU’ FREQUENTE RISCONTRO NELL’ALLEVAMENTO DEI CANARINI

Le malattie protozoarie che si riscontrano nel volatile in genere, sono diverse: la coccidiosi, toxoplasmosi, atoxoplasmosi, cliptosporidiosi, sarcosporidiosi e la trichomoniasi.
La coccidiosi e l’atoxplasmosi sono sicuramente le sue parassitosi che più frequentemente riscontriamo nei soggetti dei nostri allevamenti.

COCCIDIOSI

I coccidi sono dei microrganismi unicellulari appartenente al genere eimera e isospora, in natura vivono normalmente nelle cellule che rivestono l’intestino dei passeriformi infetti, senza causare malattia; per opera di un equilibrio fra il sistema immunitario del canarino e il protozoo.
Si tratta di parassiti obbligati, che compiono il loro ciclo vitale completamente a spese di un ospite.
Usualmente sono specie-specifici, nel senso che ogni specie di volatile può essere parassitata da due-tre specie di coccidi: nel canarino si riscontra isospora canaria, e nei fringillidi l’isospora icazei. Tuttavia in letteratura sono descritti nuove specie d’isospora ancora in fase di studio.
Senza entrare nel merito del complesso ciclo biologico affermiamo che tutti i fattori che indeboliscono la resistenza immunitaria, come ad esempio il trasporto, carenze immunitarie, cambiamenti repentini dell’alimentazione, esposizioni alle mostre ornitologiche, utilizzo improprio di farmaci, scarse condizioni igienico-sanitarie nell’allevamento, sovraffollamento, cambiamenti repentini delle temperature, fanno sì che il parassita si moltiplica in maniera incontrollata, distrugge le cellule della mucosa intestinale dove staziona, penetra in altre cellule intatte per continuare a moltiplicarsi le oocisti prodotte fuoriescono dall’intestino trasportate dalla diarrea, la quale è infetta per gli altri uccelli.
I canarini, quindi, si infettano ingerendo alimenti imbrattati da feci contenenti oocisti.
I sintomi più comuni sono: una compromissione dello strato generale del soggetto, con piumaggio arruffato, dimagrimento, diarrea di colore biancastro o emorragica, fino ad arrivare alla morte nei casi cronici in altre parole dopo diverse settimane dai primi sintomi.
La diagnosi è semplice, ogni qual volta ci troviamo di fronte ad un soggetto che presenta dimagrimento e diarrea, si rende indispensabile un esame microscopico delle feci per la ricerca delle oocisti.
Le feci devono essere raccolte fra le ore 14,00 e le ore 18,00, perché da studi effettuati su animali infetti nell’arco delle ventiquattro ore quello è il “range” da maggior concentrazione di oocisti nelle feci.
Per la terapia i principi attivi usati sono: sulfadimetossina 1% + diaverdina 1% + sulfachinossalina 2%, sulfodimidina 0,2%, toltrazuril (baicox), sulfaclorpirazina (esb 30%).

ATOXOPLASMOSI

L’agente eziologico di questa malattia è l’isospora serini, si tratta sempre di un coccide, quindi organismi unicellulari che si riproducono nelle cellule dell’intestino dei canarini, ma a differenza degli altri questo parassita, durante la sua riproduzione indetta anche altre cellule di organismi come i monoliti (elemento delle cellule del sangue) e le cellule del parenchima polmonare, del fegato e della milza.
La caratteristica di questa isospora è che una volta ingerito inizia il ciclo riproduttivo nelle cellule dell’intestino, per poi migrare verso l’apparato respiratorio, e dopo aver parassitato le cellule del polmone migra attraverso l’albero bronchiale, arriva alla cavità orale per poi essere reinseriti e così iniziare ulteriori generazioni nelle cellule dell’intestino.
I sintomi che i canarini presentano sono uguali a quelli già descritti per le coccidiosi intestinali, in più vi è la difficoltà respiratoria del soggetto e l’elevata mortalità.
I soggetti più colpiti soni i giovani novelli nella fase di svezzamento.
La diagnosi è fatta sempre con l’esame delle feci e se presenti con l’esame autoptico dei soggetti morti.
Per la terapia di questa malattia non sempre funzionano i normali sulfamidici che sono in commercio usati per le coccidiosi, o meglio funzionavano solo sulla fase di replicazione intestinale del parassita, ne consegue che i sintomi che presenta il soggetto attenuano ma l’animale non guarisce.
In campo umano per la terapia delle malattie protozoarie come la malaria la malaria si usano già da tempo delle associazioni sulfamidici-chinolinici (clorochina, meflochina cloridrato).
Questi argomenti sono ben descritti in letteratura e molte volte gli allevatori, senza avere delle basi di medicina, danno un’interpretazione delle patologie tutta personale.
Vediamo di capire quali sono gli errori più comuni che noi allevatori commettiamo, anziché soffermarci sull’eziopatogenesi delle malattie.
Fra allevatori si parla di malattie e di sintomi riscontrati in alcuni soggetti del proprio allevamento e ci si consiglia sulle terapie da adottare, terapie queste, spesso empiriche e che portano alla risoluzione del problema pur senza fare diagnosi.
L’allevatore si rivolge a specialisti in materia solo dopo i suoi numerosi tentativi di cure, fallite perché inappropriate.
Tutto questo si verifica in quanto non si capisce che i nostri canarini si possono ammalare contemporaneamente di una o più malattie, oppure una può essere la conseguenza dell’altra o ancora noi stessi con l’uso indiscriminato di farmaci creiamo delle batterioresistenze o l’insorgere di altre patologie.
Detto ciò si può ben comprendere l’importanza della diagnosi perché in base ad essa si sceglie la terapia adatta.

Testo elaborato dal dott. Ciro Verde, Medico Veterinario
(Dottore Ricercatore in Scienze Cliniche e Farmacotossicologiche)