Seminario sulle Problematiche di allevamento negli uccelli di affezione.(IV parte) fine

PROFILASSI IGIENICO SANITARIA DEGLI ALLEVAMENTI

In questi ultimi anni si sono avuti notevoli progressi nella conoscenza dell’eziologia e nella terapia e profilassi degli uccelli da gabbia e da voliera, campo in cui fino a non molti anni fa le terapie erano spesso mutuate da quelle del pollame, tutto ciò grazie a numerosi studiosi che finalmente si sono dedicati a questi argomenti.
Alcune ditte hanno prodotto e messo in commercio specialità specifiche per le malattie dei piccoli uccelli, auxinici, antibiotici, integratori, apparecchi utili nella profilassi come ozonizzatori, ionizzatori etc.
L’utilizzazione ottimale, oltre che a ragion veduta, dovrebbe essere fatta, però, con metodo e rigore scientifico; regole giuste in teoria, ma frequentemente difficili da applicare nella pratica.
Sembra più comodo agire in modo empirico, convinti d’avere lo stesso successo dell’amico afflitto da un problema ritenuto uguale al nostro o come in una precedente esperienza risolta con quel particolare antibiotico.

Ho conosciuto un allevatore che, saputo di un collega che era riuscito a guarire un Canarino che “batteva il becco” (pippiava) con un’iniezione di penicillina G ritardo, l’ ha usata su due suoi soggetti nelle medesime condizioni: li ha guariti e ora è convinto di aver trovato il farmaco infallibile per tutte le malattie respiratorie.
Le cause degli insuccessi o dei risultati opposti sono abbastanza comprensibili. Sintomatologie simili possono essere determinate da microrganismi completamente differenti e sensibili a farmaci diversi. Il microrganismo causa della stessa malattia può appartenere ad un ceppo normale e quindi sensibile all’antibiotico ritenuto efficace, oppure ad un ceppo resistente sul quale non ha alcun’azione.
Nel processo di risanamento di un soggetto ammalato la parte più importante spetta alle difese dell’organismo, un farmaco errato può essere non soltanto inutile ma nocivo e causare più decessi che nei controlli.
Nessuna meraviglia se una “profilassi con quattro a cinque chemioterapici ed antibiotici associati”, a lungo andare determini danni all’equilibrio dell’ecosistema microbico del soggetto, creando le condizioni ottimali perché un patogeno allo stato latente si riproduca o un microrganismo occasionale divenga responsabile di una malattia.

A. Capecchi diceva su un vecchio numero d’Italia Ornitologica: “… è sicuramente vero che la teoria è utile ma è poca cosa senza la pratica.” L’ideale sarebbe, un professore d’agronomia che fosse anche un contadino, o se preferite, un contadino docente d’agronomia: questo vale in tutti i settori compresa l’ornitologia.

Contaminazione, infezione e malattia

Si ha una contaminazione, quando un microrganismo presente sulla cute sulle mucose rimane allo stato latente o si riproduce in maniera limitata da non risultare dannoso. Si ha, invece, infezione quando alla contaminazione segue un’imponente riproduzione e l’impianto. In questo secondo caso non sempre la malattia è conseguenza inevitabile dell’infezione.
La proliferazione di microrganismi commensali o simbionti avviene senza apparente danno per l’organismo ospite, eccetto per quelli a patogenicità condizionata in soggetti a rischio, giovani, anziani, soggetti stressati, etc. I microrganismi possono essere suddivisi in tre gruppi: simbionti, commensali e parassiti. Sono classificati come simbionti tutti i microrganismi che instaurano condizioni di reciproco vantaggio; ad esempio la flora batterica intestinale o del rumine ecc. Come commensali quelli che vivono e si moltiplicano su e nell’ospite, senza procurargli vantaggi evidenti.
(Questo gruppo non è ben delimitato perché batteri commensali per una specie possono essere simbionti per altre). Infine come parassiti i patogeni: invasivi, tossigeni, virulenti, sempre pericolosi anche per ospiti non a rischio, come Salmonella, Clamydia pittaci, Virus del vaiolo ecc.

DIFESE ORGANICHE CONTRO LE INFEZIONI

Le difese organiche possiamo dividerle in due gruppi: difese non specifiche e difese specifiche. Al primo gruppo appartengono presidi efficaci su un ampio spettro di microrganismi che comprendono la barriera anatomo-funzionale, l’interferenza batterica e l’infiammazione. Nel secondo gruppo sono compresi i meccanismi specifici o immunologici, con trasmissione genetica, suddivisi in anticorpali e cellulomediati in quest’ultimi rientrano le cellule T o Timodipendenti e le cellule B o Bursa-dipendenti che a differenza delle a specifiche, hanno una specificità strettissima.

Il primo ostacolo all’impianto e alla moltiplicazione di un microrganismo patogeno è rappresentato dalla barriera anatomo-funzionale (cute e mucosa integre). Le specie invasive superano queste difese in varie maniere: provocando necrotizzazione dei tessuti con conseguenti soluzioni di continuità; penetrando negli spazi presenti tra le connessioni cellulari degli epiteli mucosi senza lederli; facendosi trasportare dalle cellule macrofagiche dopo fagocitosi. Alcune specie non invasive neutralizzano queste difese con emissione in superficie di tossine capaci di provocare gravi sindromi cliniche.

Il secondo ostacolo è rappresentato dall’interferenza batterica, che consiste nella biocompetizione dei batteri simbionti e commensali dell’organismo contro la proliferazione dei batteri parassiti potenzialmente patogeni.

Il terzo ostacolo è rappresentato dall’infiammazione: fenomeno che comporta l’aumento della permeabilità vascolare con l’intervento di sostanze organiche ad azione battericida e la chemiotassi, che richiama i leucociti polimorfonucleati e i fagociti mononucleati nel punto dell’infezione.
Nel caso in cui l’infezione non si arresta, il microrganismo si riproduce in un certo numero di linfonodi ed invade il circolo determinando batteriemia o viremia a basso titolo con sintomatologia assente o poco manifesta e vaga.
L’ultima difesa per rimuovere dal circolo i germi patogeni e arrestare l’infezione è rappresentata dal fegato, dalla milza e dal midollo osseo, organi ricchi di S.R.I. Se ciò non avviene si ha una seconda e più massiccia riproduzione con conseguente batteriemia o viremia ad alto titolo, flogosi e aumento di volume della milza e del fegato. Dal circolo, infine, i microrganismi raggiungono gli organi bersaglio e vi si localizzano, causando una sintomatologia specifica che può consentire la diagnosi.
La betteriemia o viremia ad alto titolo è concomitante con l’inizio clinico della malattia infettiva, mentre le fasi precedenti, molto spesso prive di sintomi, rappresentano il periodo d’incubazione. Da quanto esposto appare evidente che in moltissime malattie infettive che colpiscono gli uccelli, siano quasi sempre interessati l’apparato digerente, la milza e l’apparato respiratorio.
Oltre alle patologie infettive classiche, sostenute da microrganismi patogeni veri e propri, rivestono una notevole importanza in patologia aviaria le patologie infettive da microrganismi opportunisti o a bassa invasività, presenti abitualmente come simbionti o commensali. In questo casa la malattia è determinata soprattutto dall’inadeguata risposta dei meccanismi di difesa dell’ospite, perché compromessi, piuttosto che dalle caratteristiche del microrganismo.
Queste numerose e complesse attività, alcune sinergiche altre antagoniste, concorrono a determinare nell’ecosistema batterico, un delicatissimo equilibrio che può essere alterato in alcune circostanze.

PARASSITI
Frequenti gli acari delle penne e della pelle, facilmente trattabili con gli spray in commercio a base di Piretroidi potenziati con Piperonil Butossido (es. Neoforactil) buoni per gli utensili e le attrezzature.
Da molti anni è utilizzato il Frontline (prodotto spot-on per Cani e Gatti), che si è dimostrato un valido ausilio nelle giuste dosi per i parassiti esterni. Dal 2005 il Frontline è stato rinforzato con l’“S-methoprene”, nome commerciale FRONTLINE-COMBO, consente una migliore e più efficace lotta ai parassiti avendo un’elevata attività oltre che adulticida e larvicida anche una valida attività contro la schiuma delle uova bloccando il ciclo del parassita. Si applica nel modo classico e in altre parole: una goccia dietro la nuca, si ripete il trattamento dopo 30/45 giorni, dipende se il soggetto si bagna spesso. Per colpire contemporaneamente alcuni parassiti interni (es. Acaro respiratorio) ed esterni, validissimo risulta l’Ivomec (prodotto per Bovini-Suini) da utilizzare spot on o per “os” diluendolo con glicole.

UNA PROFILASSI SEMPLICE BASATA SU POCHI PUNTI

VISITA IN ALLEVAMENTO
E’ la consulenza iniziale e più importante che un Medico Veterinario attua per essere di aiuto ad un allevatore che abbia, abbia avuto o semplicemente voglia prevenire malattie e mortalità nel proprio allevamento.
Serve per stabilire se le condizioni igienico-sanitarie, la pulizia dei locali e le attrezzature siano adeguate.
Serve per valutare le condizioni ottimali di illuminazione, umidità, ventilazione e ricambio d’aria.
Serve per verificare l’idoneità delle gabbie, delle mangiatoie, dei beverini e se l’alimentazione è corretta.
Senza un ambiente di allevamento idoneo, non vi può essere garanzia di salute per i propri animali!
La visita permette di indagare con il titolare dell’allevamento sulla gestione dei riproduttori, alimentazione, integratori e trattamenti farmacologici che è solito fare, malattie avute nel passato, ecc… Segue la raccolta dei campioni biologici per gli esami da effettuare in laboratorio.

ESAMI
L’esame più frequentemente richiesto è quello delle feci. In realtà nelle “deiezioni” troviamo sia feci, sia urine, sia il materiale che eventualmente esce dall’apparato genitale. Nel parlare di esame delle feci andrebbe usato il plurale, perché su di esse si possono fare innumerevoli esami.
Il primo si chiama "coprologico per arricchimento e flottazione" e serve per trovare i parassiti più grandi come: ascaridi, ossiuridi, capillare, tenie, coccidi, … di questi si vedono le uova o le forme infestive al microscopio.
Strisciando una piccola quantità di feci su un vetrino e colorando con colorazioni speciali si possono vedere al microscopio anche: funghi, lieviti (come Candida), batteri (come E.Coli, salmonella, Stafilococchi, Streptococchi, Clostridi, …). Sempre dalle feci, se fresche e raccolte in sterilità (tampone cloacale) è possibile effettuare un antibiogramma, per i quali poi si possono stabilire i farmaci più efficaci.

E’ mia consuetudine consigliare all’allevatore di fare tutti gli esami per avere più informazioni possibili e più armi per combattere eventuali malattie.
Altri esami si possono fare su tamponi da lesioni, dal gozzo ecc. sui quali si può effettuare la tipizzazione batterica (in altre parole dare “nome e cognome”, in altre parole genere e specie al microrganismo presente nel nostro allevamento) o il semplice antibiogramma.
Esame molto importante è l’autopsia dei soggetti morti. Affinché quest’esame sia utile per fornire informazioni vanno rispettate alcune regole. L’ideale è fare l’autopsia ad un animale morto da poco, sarebbe quindi indicato portarlo subito dal Veterinario. Se questo non è possibile può essere conservato 24 ore nel frigorifero. Oltre le 24 ore può essere messo in congelatore, dove si conserverà per un tempo lunghissimo, ma molte informazioni andranno perse. L’autopsia ci consente di prelevare alcuni organi per farli esaminare da un laboratorio. Il corpo in questo caso non deve essere congelato.

1) Alimentazione, temperatura e umidità ottimale per le Specie allevate.

2) Ambienti ariosi e luminosi.
L’eccesso di umidità è molto dannoso per tutti gli uccelli, bisognerebbe mantenere in allevamento un’umidità intorno al 50-60% per tutto l’anno ed intorno al 70-80% per il periodo dell’incubazione delle uova e della schiusa.
E’ indispensabile proporzionare il numero degli animali alla cubatura dell’ambiente nel quale essi debbono vivere. Un numero esagerato di volatili riuniti in uno spazio insufficiente, causa:
A) Rarefazione dell’ossigeno ed eccesso di anidride carbonica, di ammoniaca e di prodotti della putrefazione;
B) Eccesso di umidità;
C) Aumento della Carica batterica nell’aria;
D) Aumento della polverosità ambientale.

Nelle sopradescritte condizioni sicuramente si sviluppano più facilmente malattie infettive e malattie da stress. La cubatura ideale per una coppia di canarini di taglia media è di circa 0,80 metri cubi, una coppia di canarini di taglia pesante (York, A.G.I., etc.) necessita almeno di un metro cubo; ovviamente questi valori vanno incrementati quando dobbiamo prevedere che nell’allevamento alloggeremo per un po’ i figli delle coppie.

3) Disinfezioni periodiche
per ridurre la carica batterica nelle gabbie e nel locale.

4) Isolamento da fonti esterne di contaminazione.
Impedire agli uccelli selvatici, a topi e ratti di avere accesso all’allevamento; questi animali possono essere responsabili dell’introduzione di un gran numero di patogeni (virus, batteri, parassiti interni ed esterni). Impedire agli insetti di accedere ai locali dove sono alloggiati gli uccelli è di estrema importanza, soprattutto come profilassi contro il vaiolo. Ciò si ottiene con l’uso di zanzariere, di prodotti antiparassitari sui pavimenti e sulle pareti o si utilizzano erogatori automatici di spray al piretro. Durante il periodo riproduttivo si deve ridurre il numero delle visite di estranei nell’allevamento, in particolare persone coinvolte nell’allevamento di uccelli.

5) Vaccinazioni contro le malattie virali.
Il vaccino Poulvac Canard Pox FOI in commercio dal 2003 prodotto in Olanda dalla FORT DODGE ANIMAL HEALTH è l’unico vaccino studiato e testato sui canarini e consente di ottenere un’immunità verso il vaiolo per un anno intero. Per quaglie, colini e tortore è obbligatorio il vaccino per la Pseudopeste che necessita di un doppio intervento. I vaccinazione via oculo nasale e dopo 20 giorni circa (richiamo) nell’acqua di bevanda.
6) Rigorosa e lunga quarantena, prima di immettere nell’allevamento nuovi soggetti, anche se apparentemente sani, per evitare imprevisti. A causa dell’elevato numero di soggetti presenti in allevamento, della difficoltà di trattare singolarmente i soggetti e di eliminare una malattia una volta che è stata introdotta nel gruppo, è fondamentale rispettare le misure di quarantena prima dell’introduzione di nuovi soggetti, che dovrebbero anche essere esaminati ed eventualmente trattati per i parassiti esterni ed interni.
I soggetti appena acquistati devono essere tenuti separati dal gruppo, idealmente in una stanza a parte o almeno nell’angolo più remoto dell’allevamento.
Devono essere accuditi per ultimi, dopo gli altri animali. I recipienti del cibo e gli abbeveratoi delle loro gabbie non devono essere lavati insieme con quelli del gruppo. Anche i contenitori del cibo per gli animali in quarantena devono essere separati, in modo che non vi siano possibili contaminazioni. Il periodo di quarantena dovrebbe durare non meno di tre settimane, l’ideale sarebbe 30-45 giorni; se al termine i nuovi animali non mostrano segni di malattie, possono essere messi insieme agli altri soggetti.
Le stesse precauzioni si applicano agli animali che si ammalano, del proprio allevamento, infatti, saranno immediatamente isolati da quelli sani e alloggiati in un diverso ambiente. Le precauzioni sopra descritte vanno applicate anche agli animali che sono stati a mostre, fiere ed esibizioni, rispettando un periodo di quarantena di almeno due settimane.

Testo elaborato dal dott. Angelo Citro, Medico Veterinario
(Specialista in malattie infettive degli animali domestici)
(Specialista alimentazione degli animali domestici)
(Specialista ispezione degli alimenti di origine animale)